domenica, novembre 3

dire maschio e dire uomo


Questo post è nato dopo una serie di riflessioni nate da diverse letture offerte da una femminista militante e con un'idea precisa sulla situazione uomo-donna nella nostra civiltà. Qualcuno arriccerà il naso leggendo femminismo perché ci sono alcune esponenti e sostenitrici che trovano nell'uomo la colpa di ogni male, mentre questa blogger dimostra che si può essere a favore dell'emancipazione partendo da una situazione di autocritica di come si stanno portando avanti certe battaglie. 

Il maschilismo presuppone un atteggiamento sociale e culturale in cui si considera l'uomo superiore sia fisicamente che mentalmente ad una donna, che deve essere asservita al maschio sotto qualsiasi forma si presenti dal marito al padre passando per il fratello o cugino.

Alcune "campagne di sensibilizzazione" usano il termine "uomo" non per distinguere i generi sessuali ma per rimarcare che per essere considerato appartenente al genere di provenienza si devono tenere determinati comportamenti, altrimenti non lo si è, si è altro, si è qualcosa di diverso. 


Non è forse questa la radice del maschilismo? Se non sei una donna pia, lasci che sia il maschio a regolamentare la tua vita, cerchi di essere autonoma, allora non sei donna, sei una troia, non meriti rispetto. Eliminiamo per un attimo l'intento positivistico che vuole correggere una stortura come la violenza ma fare leva sul fatto che l'essere di un certo tipo permetta di essere riconosciuti in un certo modo sempre in base all'apparato riproduttivo non è forse sessismo?

Riprendo alcune parti interessanti di Eretica, la blogger di cui accennavo riguardo al paternalismo di ritorno, sempre protettore e assunto nel ruolo di guardiano: 

Ci sono donne che fanno la manutenzione del patriarcato. Immaginano di fare un favore alle donne quando sollecitano un maggiore investimento emotivo responsabilizzando gli uomini al tema della violenza di genere.  Salvo indurli a riassumere ruoli paternalisti e patriarcali che sarebbe ottimo non interpretassero proprio più.
Quello che fa una donna che la pensa così è raccontare che l’uomo è cattivo, quasi non è un vero uomo e che per essere tale bisogna che faccia come dice Lei. Dunque tu, uomo, sarai un vero uomo se fai quello che dice Lei.
Sembra una barzelletta ma la sostanza è fondamentalmente colonialista. Si infonde la giustezza femminile nel maschile incivile e barbaro senza fare alcuna distinzione. Riconoscendo per gli uomini una oppressione, anche da loro subita, di una cultura sessista e bieca, soltanto quando essi assumono la prospettiva e il punto di vista di quella donna che suppone di rappresentare una superiorità morale in quando donna, in quanto vittima, in quanto boh. 
Insomma non si insegna che la violenza è deprecabile in quanto tale, soggetto donna compreso quando lo è, ma che il non essere in un modo comunque stigmatizzabile ti rende più appartenente al tuo sesso. Ora, fare leva su determinati ragionamenti e su quelli che riteniamo giusti sono paritariamente gli stessi discorsi che fanno i maschilisti, solo che loro ritengono veritieri altri valori, altri modi di vedere e comportarsi, il loro ragionamento non è diverso, lo riteniamo solo inaccettabile. 







Semmai, da persona adulta che ama rapportarsi con chi è dotat@ di pensieri autonomi e autodeterminati, mi piacerebbe sapere dove sta l’altr@ da me, se davvero ancora si ritiene che le caratteristiche morali siano attribuibili per sesso, per biologia, se l’incidenza culturale del sessismo non sia una cosa che ci riguarda tutti/e a partire anche da chi immagina di re-incastrare gli uomini in un ruolo che non gli appartiene più. Mi piacerebbe disertassero il patriarcato (come io diserto il matriarcato), a prescindere da chi glielo impone, uomo o donna che sia.
La guerra al sessismo non si combatte solo su di un fronte, bisogna avere il coraggio di essere persone libere da certi comportamenti, come il principio della "bugia buona" al di là degli intenti che mutano da persona a persona e alle convenienze resta quello che è, una menzogna, così come l'uso del machismo utilizzato per nobili motivi non elimina alla radice il problema, se si determinano una serie di comportamenti che ti portano ad essere superiore esisterà sempre qualcuno che non è al nostro livello, il passo successivo potrebbe essere poi: ma se non essere violento mi rende più uomo, avere meno pretese non la renderebbe più donna? 
Ed ecco che si torna ai vecchi schemi. 
Caricare di aspettative un ruolo è comunque limitante, si veicola sempre la stessa immagine "l'uomo non deve chiedere mai" e non essere mai violento(postilla) non devi avere certi comportamenti, peccato che poi questo sfoci non sempre dove vorremmo, perché non sono di certo tutti controllabili gli attributi che si vorrebbero aggiungere. 
Riporto altro articolo molto interessante sul mito del vero uomo di Mario De Maglie: 
Molte riviste maschili titolano articoli con frasi: “cosa deve fare un vero uomo”; “le dieci regole per essere un vero uomo” etc e non sono esenti da questa banalizzazione neanche le riviste femminili, ovviamente  per il loro genere.
Da ciò parte una riflessione maggiore che mi porta a considerare l’effetto che queste espressioni possono avere su menti in età infantile/adolescenziale o su menti non sensibilizzate (moltissime purtroppo). Se la virilità viene caricata socialmente, ogni volta che sarà minacciata si cercherà di “ripristinarla”. Per farlo potrebbero essere utilizzate delle modalità violente? Io credo che il rischio sia concreto e a stare alle cronache e ai dati della violenza di genere forse dovremmo parlare di realtà.
Alimentando di significato le parole ci assumiamo delle responsabilità a cui non dobbiamo venire meno.
Mi piace dire che sono una persona, che rispetta gli altri, anche nel ruolo di Master, anche se superficialmente potrebbe non sembrare così, argomento che tratterò ma che abbisogna di più approfondimento, perché ricordate che non c'è niente di più democratico dell'inversione dei ruoli a seconda di come ci si vuole sentire, puoi scegliere di dominare o essere dominato, non dipende dal sesso, Padrone e Padrona sono solo parole, dominante è la vera radice.
Buon BDSM a tutti.  



3 commenti:

  1. Siamo "vittime" di stereotipi che ci siamo creati e che contribuiamo a diffondere, a volte in modo inconsapevole (es. vestitini assolutamente rosa per le bimbe, o bambole o riproduzioni di elettrodomestici in miniatura, armi, macchine e moto per i maschietti che devono necessariamente essere dei "duri" anche da bimbi "non piangere, sei un maschietto!" etc....).
    Oggi l'industria vuole un uomo più vanitoso, quindi creme e riviste varie abbondano. Quando ero bimba io, al massimo le pubblicità per uomini parlavano di macchine, profumi, dopobarba e lamette.
    La società cerca di farci tutti con lo stampino, uguali nei generi. La diversità è ancora temuta. Finché si continuerà a dire che uomini e donne sono uguali, non faremo progressi.
    Parità di diritti e doveri... tutta un'altra storia.
    bel post :)
    buona continuazione a tutti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Gatta Bianca, a volte gli stereotipi vengono trasmessi senza che ci si renda veramente conto del loro effetto, pensa se si insegnasse da subito ad un bambino il rispetto oltre il genere, altre volte è qualcosa che viene ricercato come fai notare per profitto.

      Elimina
  2. A spanne direi che il bdsm tende a rompere questo schema, in quanto sappiamo bene tutti che è l@ slave ad essere forte. Nel nostro mondo è invertito tutto. L@ slave è forte perché accetta la sottomissione. Con tutto quello che ne consegue, rinuncia volontariamente al controllo sul proprio corpo.

    RispondiElimina

Siete pregati di non scadere mai nel turpiloquio, andare contro le leggi vigenti in Italia e usare questa mail per eventuali contatti: silvestrogatto@live.com

Nella versione WEB sono presenti altre possibilità di contattarmi.
Ricordate che state sempre parlando con esseri umani, anche se dietro la tastiera.