venerdì, dicembre 11

massaggiare i piedi



La mia avventura con la ragazza veneziana sembra essere arrivata ad un tipo di limbo particolare, quello in cui la storia si chiude ma qualcosa  manca.Una parte di me è convinta che ci sia stato del metodo per far si che ci stancassimo, ma questo è un altro discorso. Mi era stato detto che era inutile continuare, troppo diversi, che non sboccava verso alcun fruttuoso futuro, tanto valeva farla finita subito invece che dopo. Poi vengo dalla stessa ricontattato, per averla dimenticata, troppo in fretta pare.

La consolazione è avvenuta in un luogo che non mi sarei mai aspettato.




Parcheggio la macchina bianca di fronte ad un portone, pochi minuti di ritardo e salgo piano le scale che mi portano al piano rialzato. Osservo  quanto scritto sulla targa ed entro, dirigendomi verso una donna dall' aspetto pingue come il suo sorriso che mostra denti dritti come i soldatini disposti in fila.

Attendo dopo la parola d'ordine appuntamento che sempre sorridendo si allontani.

Dopo poco mi si fa di fronte una donna, sulla trentina, rossa, piena di lentiggini, le braccia lunghe e le spalle spigolose, poco più alta di me. Begli occhi verdi. Bocca carnosa.

Allargando il braccio mi indica dove devo dirigermi per poi farmi strada in uno stretto cubicolo dove si trova una sedia che mi attende. Prende il cappotto, sempre sorridendo e mi chiede avvicinandomi la sedia se voglio che sia lei a servirmi comodamente e non dovrò fare niente altro che accomodarmi.

Rispondo gentilmente di no e mi piego in avanti.

Per chi mi legge dovete sapere che non è facile toccarmi i piedi, dobbiamo essere subito in sintonia e accade raramente, oppure devo avere un minimo di intimità; se a questo aggiungete che la persona in questione deve manipolarmeli capite come non è facile per me cambiare estetista.

Dovevo sembrare teso perché non ho accompagnato tanta gentilezza con il migliore dei miei sorrisi e sinceramente ero così rigido che ad un colpo di vento mi sarei ribaltato con tutta la sedia.

Sparisce e torna sempre chiudendo la porta a soffietto avendo tra le mani una tinozza arancione piena di schiuma bianca. Esce di nuovo prendendo gli attrezzi portandosi dietro una seggiolina di plastica molto bassa su cui si siede.

Attendiamo con pazienza che l' acqua ammorbidisca i piedi e procede nel suo lavoro.

Tralascio i particolari noiosi della procedura, riferendo in breve uno scambio di battute, mi dice che li stavo trascurando e gli ho risposto che non era facile cambiare estetista e ho rimandato per quanto possibile.

Mi soffermo sulle sue Timberland gialle e disapprovo aspettandomi le classiche ciabatte ortipediche.

Qui mi fermo per puntualizzare una cosa, il nostro rapporto è stato professionale, brava nel proprio lavoro, gentile, ha sicuramente cercato di conquistare un nuovo cliente, forse se ho avuto fortuna ho incontrato una feticista dei piedi; questo però non toglie che mi sia piaciuto tanto avere una donna piegata su di uno sgabellino a massaggiarmi i piedi.

Con calma, con pazienza e in silenzio.

Si toglie i guanti inizia a spargere crema bianca, fino a che non assorbe. Quello che mi ha lasciato un poco di perplessità è stato che continuasse a tenere i miei piedi tra le sue mani  dopo aver finito. Tocca piano con i polpastrelli le mie dita sollevandole.



"stai meglio?".

Prende l' altro e lo tiene sempre tra le mani:

"vedrai che la crema li ammorbidirà un pochino"

Faccio cenno di sì con la testa come un bambino che risponde ad una domanda importante. Penso proprio che tra un mese e una settima prenderò il prossimo appuntamento.

Sono un Master non posso farci nulla.






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