lunedì, novembre 1

frustata


Questa storia è reale, questa storia è la testimonianza del nostro legame, legame in tutti i sensi, sia materiale che psicologico, che nel nostro rapporto, per quanto ai più sembrerà strano, qualcosa ci lega e non è solo il metallo che ti chiude i polsi dietro la schiena o lo schiocco di frusta.



Serata un poco speciale, girovagando per la stanza ascoltando Otis Redding, e il sound sale lento dal basso, come lo strumento che accompagna le parole del cantante di colore.
Passo abbondantemente su ogni anfratto del corpo la crema profumata al limone che ci piace tanto, anche sui piedi, su cui passo del deodorante, per passare alle ascelle.
Cerco di velocizzare l’operazione,  fa freddo.
Muovo le spalle a tempo di musica, maglietta, mi giro, prendo i calzoni dalla sedia e li butto teatralmente sul letto.
 La mano sul petto che scivola con le dita puntate verso l’alto, verso il viso.Mi getto sul letto, i pantaloni mi finiscono dietro la schiena, ma non mi preoccupo che si stropiccino, raccolgo prima un calzino tra le dita raccattandolo da terra e lo infilo, poi l’altro.
Le mutande, un saltello appena in piedi.

Dal pc esce Monkey man, cazzo la playlist sta finendo, devo sbrigarmi.

Seguo maggiormente la vestizione del ritmo e come sempre succede non trovo le scarpe, ottimo, mi abbasso col la testa sotto la trapunta del letto che mi solletica la tempia e trovo le bastarde attaccate al battiscopa, le prendo.
Quando esco di casa suona Soul Man e lascio che la porta si chiuda dandogli le mandate con la chiave e che la musica si esaurisca da sola.
Scendo con l’attrezzatura alla mano.
Il resto è solo l’interminabile attesa verso l’albergo dove mi aspetti, un ti chiamo, un ciao come stai, un è andato bene il viaggio, un adesso arrivo.

Respiro, tu sei davanti alla porta e mi sorridi, reclini la testa leggermente verso destra e la ciocca di capelli scopre le tue orecchie leggermente a sventola di cui tanto ti vergogni, ma che trovo tanto dolci, e non dovresti coprirle con i capelli lunghi.
Indossi quel vestitino a fiori che ti lambisce le ginocchia, così ci siamo visti la prima volta, era la stazione centrale di Milano e tu torcevi le dita tra le dita per l’emozione e mi sibilavi un ciao.

L-Che fai resti sulla porta?
I-Guardo quanto sei bella

Sorridi, sai di esserlo, e quei piccoli difetti che dici di avere servono solo a mostrare la magnificenza complessiva del tuo corpo, come quando le lentiggini mettono in mostra la tua dentatura bianchissima.
Parole, parole, parole, si chiacchera, ed ogni tanto guardi la sacca.
Mi carezzi la guancia.

I-Iniziamo
L-Va bene.

Cambio tono e il mio corpo si irrigidisce, come hai detto tu una volta, ecco l’Emu “cattivo”, che si avvicina fino ad esserti di fronte, ti prendo il mento, con l’indice e il medio, lo abbasso piano.

I- Cagna a quattro zampe, sul letto.
L- Mi devo spogliare padrone?
I-Che fai già prendi iniziative? Mettiti a cagna e basta, e vedi di non farmi girare le palle.
L-Sì padrone.

Mi siedo vicino a te, inizio ad allisciarti le cosce, dal ginocchio all’interno coscia, diverse volte, per poi giocare con l’elastico delle mutande sopra il culo.
Passo l’indice sullo sfintere, sopra l’indumento intimo, poi lo lascio scivolare sotto, tra le grandi labbra, cerco il clitoride su cui strusciare il tessuto,dei piccoli movimenti circolari, per un attimo con un sussulto il sedere fa un piccolo scatto verso l’alto, ti stai eccitando.
Scosto le mutande, mi mostri la tua luna bianca, non è piccola e a mandolino come pretendono i canoni di bellezza oggi, ma è rotonda e ben proporzionata, una luna piena.
Motivo per cui non indossi mai i calzoni, ma solo le gonne, per nasconderlo meglio.
Il primo colpo, poi il secondo, sull’altro gluteo, devo preparare il tuo corpo a quello che verrà dopo, e sento la tua pelle sotto le mie mani, e tra un colpo e l’altro alliscio e carezzo.
Ancora, ancora, ancora. Sempre più forte e con un rumore più secco mentre il sedere e la coscia appena sotto si arrossa un pochino.

Ti muovi un poco ad ogni colpo, soprattutto se aumenta di intensità.

I-Mi piace il tuo culo vacca, guarda che belle chiappe tonde.
L-Sì padrone
Le strizzo.
I-Che dici te la sei meritata la punizione troietta?
L- solo tu puoi deciderlo, padrone.

Inizi a tremolare, stare tanto tempo a quattro zampe con le braccia rigide non è facile, non è comodo, infatti inizio a percepire che il fiato è un poco più corto, il viso un poco più rosso.
Sempre attento a molti particolari, è il mio dovere, è il mio piacere, per questo decido di lasciarti così per almeno altri sessanta secondi, mentre continuo a sculacciarti.

Ti bacio il culo e mi alzo in piedi, ti guardo e ti sistemo il cuscino vicino alla testa, spiumacciandolo con le mani.I-Dai su metti la testa sul cuscino che stai più comoda. L-Grazie padrone. Sospiri soddisfatta per la posizione più comoda.Una sculacciata, lo ammetto mi sono fatto prendere la mano, è forte, tanto è vero che te ne esci con un-Ah-.

I- Che pensavi che lo facessi per farti un favore stronza?Lo faccio per punirti meglio.
L-Grazie padrone.
I-Non mi ringraziare, serve per eccitarmi, smettila, mi deconcentra, hai capito?
L-Sì.

Mi porto verso la borsa e inchinandomi estraggo il nuovo giocattolo, lo osservo dalla punta fino al manico in cuoio, un ottimo acquisto, frustino da cavallo in pelle intrecciata lavorato a mano con manico in materiale antiscivolo, tutto nero.

Ti osservo e tu sei con il viso piantato contro il cuscino, non ti sei ancora spogliata e attendi la tua punizione, respiri piano e non mi concentro sulle parti anatomiche scoperte, ma sul tuo vestitino. 
I-Forse è meglio se ti spogli.Poi allungati sul letto.
Ti vedo alzarti in piedi e lasciare che tutto ti scivoli ai piedi, teatrale ma bello. Raccogli tutto e lo disponi ordinatamente sulla sedia, mentre vedo il tuo sedere arrossato piegarsi verso di me.

I-Resta con le mani sulla sedia, resta piegata.

Mi ubbidisci e stringi con i capelli castani che scendono fino a toccare il bracciolo della sedia, mentre mi immagino che stringi anche le labbra, per te è un gesto naturale, ti viene spontaneo, soffocare la sofferenza, essere discreta, devo chiedertelo di esprimerlo apertamente se voglio sentirti, non che a volte non ti faccia uscire dei lamenti, però preferisci non esternarli apertamente, ti eccita.

Un paio di colpi, con la punta del frustino appena sotto i glutei, modulo con cura la forza e la distanza, mi premuro di prendere con attenzione ove non vi siano parti osee.
Attendo, poi altri due colpi, questa volta più forti, il tallone destro del tuo piede si alza, non mi accorgo se ti lamenti, sono troppo concentrato a colpirti.
Arrivo fino a dieci in tutto, intervallando con momenti in cui ti lascio assorbire il colpo e il dolore, mentre attendo dal tuo linguaggio del corpo che posso continuare, mi piace vederti così inerme e pronta a subire.
Ti ordino di allungarti e ti adagi sul letto, facendo attenzione a non toccare i punti dove ti ho percossa, tanto è vero che i talloni si inchiodano sulle lenzuola.

Mi spoglio, ti vengo di fianco, e ti lascio baciare il frustino con cui ti ho punita portandotelo alla bocca, bocca che, poco dopo avvolgerai attorno al mio pene, con la lingua e i risucchi; sei sempre stata magnifica nei rapporti orali.

Finiamo per fare l’amore, sì proprio così, l’amore, dopo che ti ho percossa come una cavalla, anche se a tratti ti tiro i capelli, so che ti fa lacrimare, ti posseggo, tu sotto con le gambe attorno al collo, io sopra.
Mi carezzi una guancia, è finita, come sempre vuoi un poco di tenerezza, e anche io, mi cingi la vita con le cosce mentre siamo distesi a letto, prendendo a caso le schifezze preconfezionate che ti porti sempre dietro dopo che abbiamo finito, sai che mi piace sgranocchiare “dopo”.

Giro una ciocca dei tuoi capelli tra le dita mentre sento il tuo fiato sulla spalla e la luce della televisione ci rischiara.

L- Non so cosa ci trovi nei film in bianco e nero.
I-Ma che scherzi?Guarda l’effetto che fa sulla storia la mancanza di colore, è come entrare in un nuovo mondo, non passerà mai di moda.
L- Clark Gable era fregno. Ha l’aria del vero uomo, guarda che spalle, io avrei preferito vederlo a colori.
I-Per vederlo con il brufolo in fronte?Paura della perfezione?
Mi osservi, sorridi.
L-Noooooo ai difetti ormai ci sono abituata.

Ridiamo, e parliamo per molto altro tempo, chiacchiericcio per di più, poi inizio ad addormentarmi, e tu mi spingi a mettermi sotto le coperte, anche se il riscaldamento è al massimo e sto bene.

Mi baci sulla guancia.
L- Notte padrone.


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