mercoledì, maggio 20

brevi interviste fondamentali






E' al terzo appuntamento che le invito a casa. E' importante capire che, se si arriva addirittura a un terzo appuntamento, tra di noi deve esistere una qualche specie di affinità palpabile, qualcosa che mi fa intuire che ci stanno. Forse ci stanno non è un' espressione molto felice, diciamo partecipano. Nel senso che si uniscono a me nel contratto e nell' attività che ne segue.

Né sono in grado di spiegare come intuisco questa misteriosa affinità. Questa intuizione che la disponibilità a starci non è totalmente da escludere. Qualcuno una volta mi ha raccontato di una professione australiana nota come sessuologo dei polli...


Ora faccia un attimo attenzione. Sessuologo dei polli. Siccome le galline hanno un valore commerciale molto più alto dei maschi, dei galli, a quanto pare è fondamentale stabilire il sesso di un pulcino appena uscito dall' uovo. Per sapere se è il caso di spendere o meno il capitale per allevarlo, capisce. Un gallo non vale praticamente niente, a quanto pare, sul mercato. Le caratteristiche sessuali di un pulcino appena uscito dall' uovo però sono tutte all' interno, ed è impossibile dire a occhio nudo se un dato pulcino e gallina o gallo. Almeno, questo è quello che mi hanno raccontato. Un sessuologo dei polli professionista però lo capisce lo stesso...E' in grado di passare in rassegna una nidiata di pulcini appena usciti dall' uovo, di esaminarli uno alla volta usando solo gli occhi e di dire al pollicoltore quali tenere e quali sono i galli. I galli bisogna lasciarli morire:"Gallina, gallina, gallo, gallo, gallina...". Questo in Australia a quanto pare. La professione. Quasi sempre hanno ragione, ci azzeccano. Stabilito che il volatile è gallina viene allevato per diventare gallina e risultare un investimento per il pollicoltore. La cosa che il sessuologo dei polli non è in grado di fare però è spiegare come fa a saperlo...A quanto pare spesso si tratta di una professione patrilineare, tramandata di padre in figlio. Australia, Nuova Zelanda, mettetegli in mano un pulcino appena nato, un giovane gallo diciamo, e chiedetegli come fa a dire che è un gallo...a quanto pare scuoterà le spalle dicendo:" A me sembra un gallo". Aggiungendo sicuramente: "Compare", là dove io o lei aggiungeremmo:" Amico mio" o "Signore".

E' l'analogia più calzante che so fornire per spiegarlo. Come un misterioso sesto senso, forse. Non è che ci azzecco il cento per cento delle volte ma ne rimarrebbe sorpresa. Siamo sull' ottomana, beviamo qualcosa, ci godiamo la musica, facciamo due chiacchiere. E' il nostro terzo appuntamento, sera tardi...Di solito io sono a un' estremità e lei all' altra, anche se è solo un' ottomana da un metro e mezzo; non è certo un mobile dei più lunghi. In ogni caso, il punto è che non abbiamo un atteggiamento particolarmente intimo, molto disinvolto eccetera. E' in atto un complicato, ricchissimo, linguaggio corporeo che si è imposto sul tempo sin lì trascorso l' uno di fronte in compagnia dell' altro, sul quale non mi addentrerò per non annoiarla. Insomma quando intuisco che è il momento giusto - sull' ottomana, comodi, a bere, ascoltando magari un pò di Ligeti -  dico senza un' atmosfera o qualche accenno introduttivo veri e propri:" Come la prenderesti se ti legassi?". Queste sei parole. Così. Alcune rifiutano su due piedi, ma è una percentuale minima. Davvero minima. Direi scandalosamente minima. So che succederà nel momento stesso in cui lo chiedo, lo capisco quasi sempre. Ripeto, non so esattamente come. C'è sempre un momento di assoluto silenzio, pesante. Naturalmente lei saprà che i silenzi sociali hanno le trame più svariate e comunicano tantissimo. Il silenzio c'è sempre, che segua un rifiuto o meno...Il suo silenzio e il peso che ha...una reazione perfettamente naturale a un simile mutamento nel carattere della conversazione fin lì disinvolta. Porta bruscamente a capo di tutte le tensioni romantiche e gli accenni, il linguaggio corporeo dei primi tre appuntamenti. Il primo appuntamento o quelli immediatamente successivi sono di una ricchezza strabiliante dal punto di vista psicologico. Lei lo saprà sicuramente. Ogni sorta di rituale di corteggiamento, il gioco delle valutazioni, dei giudizi. Dopo segue sempre quel silenzio di otto battute. Devono consentire alla domanda di imprimersi. Questa era un' espressione di mia madre a proposito, lasciare che questo e quest' altro si imprima, ed è guarda caso quello che succede...stia pur certa che non mi illudo che la bassa percentuale di rifiuti sia dovuta al mio fascino irresistibile...anzi è uno dei motivi per cui do la possibilità di scegliere in un modo così sfrontato e apparentemente indelicato, mi astengo da qualsiasi tentativo di affascinare o blandire. Perché so benissimo che la loro reazione alla proposta dipende da fattori interni. Alcune partecipano volentieri, poche altre no. Tutto qui.

 L' unico vero talento che professo è la capacità di valutarle, di vagliarle, in modo che quando...così che una parte preponderante dei terzi appuntamenti sono se vogliamo galline anziché galli. Uso questi tropi aviari come metafore, non certo per denotare i soggetti ma piuttosto per enfatizzare la mia capacità...Non la rendo migliore e non cerco affatto di farla sembrare più romantica o esotica di come è...

I rifiuti assai di rado sono ostili...se il soggetto in questione...è in conflitto o è sprovvisto dei mezzi emotivi per accettare...e perciò deve avvalersi dell' ostilità della proposta come mezzo per assicurare a se stessa che un desiderio o un affinità del genere non esistano. Questo a volte è noto come codice di avversione...d' altra parte, spesso risultano divertite o a volte incuriosite e quindi piene di domande, ma in ogni caso alla fine si limitano a declinare la proposta dicendolo chiaro e tondo...Succede...senza accenni di minaccia dalla mia ottomana da un metro e mezzo...nella maggior parte dei casi cambiano posizione e si raddrizzano improvvisamente nella postura, si siedono dritte...è un gesto inconscio che mira a comunicare forza e autonomia, a rivendicare che loro soltanto hanno il potere di decidere come reagire alla proposta.

Nasce da un imprecisato timore che qualcosa di palesemente debole o arrendevole del loro carattere possa avermi indotto a vederle in qualità di candidate al Dominio o Schiavitù.

Le dinamiche psicologiche delle persone sono affascinanti...che la prima preoccupazione inconscia di un soggetto sia di chiedersi cosa in lei possa stimolare una simile proposta, possa indurre un uomo a ritenere fattibile una cosa del genere. Preoccupate tre sé e sé, in altre parole, dell' impressione che danno.

Nel formalismo pesantemente stilizzato del gioco sadomasochistico il rituale è stabilito e organizzato in modo tale che l'apparente disparità di potere sia, in realtà, pienamente consenziente e autonoma.

A rendere un gioco il fatto che io e lei, per esempio, andiamo da me e intraprendiamo una sorta di attività contrattuale che implica il fatto che io la lego, è che sarebbe completamente diverso dall' attirarla con le lusinghe a casa mia e una volta lì saltarle addosso e legarla imponendomi con la forza. Lì non ci sarebbe gioco...sta nel suo libero e autonomo sottomettersi al fatto che io la leghi. Lo scopo della natura contrattuale del gioco masochistico o schiavistico - io propongo, lei accetta, io propongo qualcos'altro, lei accetta- è formalizzare la struttura del potere. Ritualizzarla. Il gioco sta nel sottomettersi allo schiavismo, nel cedere il potere a un altro...ma le regole...il contratto garantisce che qualsiasi abdicazione di potere è scelta liberamente. In altre parole, la rivendicazione che uno è tanto sicuro dell' idea che si fa del proprio potere personale da cedere ritualisticamente quel potere a un' altra persona - nella fattispecie il sottoscritto- che da lì procede a toglierle i pantaloni e la maglia, la biancheria e legarla polsi e caviglie...alle colonne del mio letto stile antico.

Voglio comunicare nel modo migliore possibile che la proposta è seria e concreta.  Che sto aprendo la mia coscienza a loro e all' eventualità del rifiuto o addirittura del disgusto. Per questo rispondo al loro sguardo intenso con uno sguardo mite e non dico niente per abbellire o complicare, infiorettare o interrompere il processo della loro realizzazione psichica interiore. Le costringo a riconoscere con se stesse che tanto io che la proposta siamo assolutamente seri, ma la prego ancora una volta di notare che non sono assolutamente aggressivo o minaccioso al riguardo.

Questo intendevo con sguardo mite. Non lo propongo in modo subdolo o lascivo e non do in nessun modo l'impressione di essere ansioso o esitante o lacerato, nemmeno aggressivo o minaccioso. Questo è fondamentale. Lei saprà sicuramente per esperienza che la relazione inconscia naturale di una persona, quando il linguaggio del corpo di un altro indica il ritrarsi, un farsi indietro, è automaticamente quella di farsi o spingersi avanti, per mantenere il rapporto spaziale originario. Io evito consapevolmente questo riflesso....Uno non si sposta nervosamente o si sporge o si lecca le labbra, si stringe il nodo della cravatta mentre una simile proposta si imprime. Una volta mi sono ritrovato con uno di quei fastidiosi muscoli saltellanti isolati, sull' ottomana, dava l'impressione che alzassi e abbassassi un sopracciglio in modo rapido e lascivo,...cosa che ha mandato tutto a carte quarantotto. Quel soggetto non era nemmeno per sogno un gallo...La delusione ha comunque fruttato un'importante lezione su come questo momento successivo alla proposta possa essere una fase delicata di elaborazione e cartografia interiore.

Senza tanto clamore ci trasferiamo nell'altra stanza, al letto. Io sono eccitatissimo. I miei modi sono cambiati in qualche misura, nel senso di una condotta più imperiosa, autoritaria, ma non subdola né minacciosa. Alcuni soggetti hanno dichiarato di trovarla intimidatoria, ma le assicuro che non ce ne è nessuna intenzione. Ciò che questo punto si comunica è un certo ordine autoritario basato esclusivamente su un' esperienza contrattuale mentre informo il soggetto in questione che sto per impartire degli ordini...Soltanto i caratteri più temperati cominciano a chiedermi cosa voglio che facciano. Io d'altro canto escludo molto deliberatamente la parola volere e i suoi affini dalle mie istruzioni. Qui non si tratta di esprimere desideri, chiedere o supplicare o convincere, le informo.

La mia camera da letto è piccola, dominata da un maxi letto in stile eduardiano a quattro colonne. Il letto che appare enorme e ingannevolmente solido, potrebbe comunicare una certa intimidazione comprensibilmente, dato il contratto che abbiamo stipulato...sempre in questi termini:"Questo è ciò che devi fare" o "devi fare questo e quest'altro"...Gli dico come stare e quando girarsi, come guardarmi. I capi d'abbigliamento vanno tolti secondo un particolarissimo ordine ben preciso.

Sì, ma l'ordine è meno importante del fatto che ci sia un ordine e che loro lo osservino. La biancheria viene sempre per ultima, ed io sono intensamente ma non convenzionalmente eccitato....Certe sembrano nervose, certe fingono il nervosismo, alcune strabuzzano gli occhi e fanno delle battute pungenti per rassicurarsi che stanno semplicemente collaborando. Devono piegare i vestiti e metterli ai piedi del letto, adagiarsi e stendersi supine cancellando qualsiasi traccia di emozione o espressione dalla faccia mentre mi tolgo i vestiti. 

- A volte sì, altre no- L'eccitazione è intensa ma non strettamente genitale, mi sono spogliato in modo funzionale, né cerimonioso né affrettato...poche si tirano indietro a metà della cosa e quelle che se ne vogliono andare, vanno. La reclusione è molto astratta e le cinghie ordinate per posta. Rimarrebbe sorpresa. Mentre assecondano qualsiasi richiesta, ordine, io dico poche parole d' incoraggiamento, come ad esempio: bene e sei una brava bambina...Il momento cruciale è quando sono stese nude davanti a me...legate polsi e caviglie alle quattro colonne del letto. Io sono eretto senza vestiti ai piedi del letto. A quel punto altero consapevolmente l'espressione del viso e chiedo: Hai paura?

A seconda della loro condotta a volte lo modifico con: NON hai paura?

E' questo il momento cruciale, è questo il momento della verità, dove tutto il rituale - forse cerimonia sarebbe più appropriato, più evocativo - naturalmente tutto quanto dalla proposta in avanti riguarda la cerimonia - e il culmine è rappresentato dalla risposta del soggetto a questa incitazione; hai paura?

Qui è richiesta una doppia ammissione, lei deve ammettere di essere completamente in mio potere in quel momento e che si fida di me. Deve ammettere di non aver paura che tradirò o abuserò del potere che mi è stato consegnato. Nel corso di questo scambio l'eccitazione arriva al suo acme assoluto, raggiungendo un culmine prolungato che dura esattamente per tutto il tempo necessario a estrocere queste conferme....

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Quello che leggete è un estratto dal libro brevi interviste con uomini schifosi, ovviamente dovete filtrare la finzione letteraria che ho lasciato immutata come l' uso dell' ottomano o la richiesta al terzo appuntamento, per il resto è uno spaccato abbastanza accurato su come subentra nel rapporto un certo sesto senso nel comprendere se ci si trova di fronte ad un simile.

Per questo ed altre considerazioni che non voglio inficiare dirottando verso il loro significato, la parte dell' opera inserita è stata fondamentale per la mia crescita.

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