lunedì, aprile 27

bdsm non è reato




Sinceramente mi sarei aspettato nell' ambiente BDSM una maggior visibilità alla notizia che apparentemente sembra limitativa della libertà sessuale mentre pone un grosso tassello al "nostro" riconoscimento con implicazioni anche in ambito legale.


Fino ad adesso in pratica si è visto il sadomasochismo quasi esclusivamente sotto la lente dei danni fisici arrecati, per meglio dire le lesioni personali, che si suddividono in lievissime, gravi o gravissime, oppure di sofferenze psicologiche arrecate. Senza dimenticare il reato di violenza privata, che comunque necessita di perdita consensuale.

In questo  caso la Cassazione riconoscendo che non si possa costringere il soggetto a determinate pratiche sessuali seppur all' interno di un rapporto ratificato quale quello matrimoniale, sancisce in pratica che il consenso deve essere libero, informato, revocabile e reciproco.

Si tratta di una sentenza che corre su due binari, da una parte si indica la necessità costante di essere in accordo con il partner, sempre nel limite delle lesioni che restano un punto fermo di comportamento, dall' altra l' assoluta libertà di ritrarsi dalla situazione disagevole.

Leggendo la sentenza: " Non c’è dubbio che la libertà sessuale sia inviolabile – si legge in sentenza – e non possa essere sottoposta ad alcuna forma di limitazione senza il consenso dell’altra parte. Serve insomma una collaborazione fra i soggetti che vengono in relazione. Pratiche erotiche che si risolvono nell’ infliggere sofferenze fisiche - classico esempio la frusta - devono essere considerate una forma di espressione ammissibile fino a quando non danneggia la normale vita quotidiana della persona. Si tratta dunque di inclinazioni che costituiscono un modo di vivere la sessualità a patto che ciò avvenga nell’ ambito di una libera volontà dei partner ma incontrando un limite nell’ eventuale dissenso. 

Ovviamente se la persona ha una patologia che limita la propria capacità di intendere e di volere seppur in maniera parziale, il dissenso o il consenso non è riconosciuto. 

In pratica riconoscendo la possibilità di ritirare il consenso nel momento che si ritiene opportuno, dall' altra parte si riconosce che in base alla sua presenza si possono svolgere attività sadomasochistiche. 

In un  rapporto che finisce in tribunale è difficile dimostrare la sua presenza od assenza che termina esattamente in un momento invece che in un altro, per cui se ci si trova di fronte ad un giudice le situazioni non sono mai ben delineate; per cui essendo revocabile in qualsiasi momento i famosi "contratti" anche per questo non hanno alcuna validità. 

Questo riconoscimento in sede giudiziale ovviamente mettendo solo l'accento sulla più volte citata consensualità lascia fuori il Sano e Sicuro, che viene trattato solo marginalmente:"fino a quando non danneggia la normale vita quotidiana",non specificando quali ambiti; lasciando aspetti del bdsm potenzialmente illegali come il 24/7 o il RACK, oppure visti come aggravanti nel caso di situazioni di dipendenza, che ricordiamo non è un crimine in sé ma una situazione in cui si ha bisogno di aiuto. 

Aspetteremo e vedremo, la società cambia e anche la percezione del bdsm nel bene o nel male la segue.

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Cass. sent. n. 16889/15 del 23.04.15.

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