martedì, settembre 6

Dominazione e controllo





Si racconta che nel III secolo a.C. il filosofo taoista cinese Chuang Tsu stesse camminando insieme a un altro filosofo, Hui Shi, su un ponte sul fiume Hao. Rivolgendosi all' amico, Chuang Tsu disse: "Quei pesciolini nuotano felicemente in armonia con la corrente andando dove essa li porta. Questa è la felicità del pesce".
L' altro rispose: "Tu non sei un pesce! Come fai a parlare della loro felicità?", e Chuang Tsu: "Tu non sei me. Come fai a sapere che io non conosco la felicità dei pesci?". L' altro: "E' vero, io non sono te, ma certamente non sei un pesce e quindi non puoi sapere della loro felicità". Chuang Tsu replicò: "Torniamo un attimo alla prima domanda. Tu mi hai chiesto come faccio a sapere della felicità del pesce e siccome questa domanda presuppone il fatto che tu sapessi che lo sapevo, io ti rispondo che lo devo aver capito da qui, dal fatto che sto camminando vicino al fiume." Di fronte a questo scambio di battute possiamo dire che da un punto di vista strettamente razionale Hui Shi esce vincitore, ma dobbiamo anche riconoscere che è la posizione dell' altro filosofo a essere esteticamente più convincente. Infatti percepire nell' antica Cina voleva dire essere in armonia, sentire profondamente anche e soprattutto ciò che non ha voce, come appunto i pesci o le rocce.

(scritto da Valerio Giovannini per Il Grandevetro n 121) 

Pur non essendo mai stato per indole uno slave posso dire di aver percepito quello che provavano e mai ho trovato in un libro una descrizione tanto precisa, coinvolgente, chiara e condivisibile di cosa prova una slave, come in Hotel Iris di Yoko Ogawa, di cui riporto uno stralcio :

"Gradini di cemento incrostati di conchiglie conducevano all' entrata. "Attenta!" mi aveva urlato tenendomi la mano. Le punte dei piedi nelle scarpe di pelle troppo strette mi facevano un male insopportabile.
Ma non era quello il vero dolore. Nemmeno mi aveva sfiorato il pensiero che la stessa mano, che adesso mi sosteneva, perché non inciampassi, mi avrebbe poi amata a quel modo....
Sapeva essere violento senza perdere eleganza; anzi quanto più mi precipitava nella vergogna, tanto più i modi si facevano raffinati....Mi leccai il sudore del viso allungando la lingua più che potevo, tendendo i muscoli del collo fino a provocarmi  un conato di vomito. I punti che nemmeno così raggiungevo li sfregai contro un tappeto. I peli mi pungevano la faccia...Carponi com'ero mi diressi verso la camera da letto. Arrivata davanti all' armadio sollevai il busto per aprirlo, ma una pedata mi ricaccio giù.
"Quante volte devo ripetertelo? Senza mani, ho detto".
Che vergogna! Come avevo potuto ricadere in quell' errore dopo che aveva insistito tanto? Non dovevo avere mani. Non le avevo mai avute da che ero nata."


OLTRE IL LIBRO

Non è solo la presentazione di un libro ad interessarmi, cosa che ho fatto per tutta l' estate recensendone diversi, ma mi è di aiuto per inquadrare un argomento poco esposto e di difficile trattazione. Il dolore che può provocare una (uno) slave.

Per cui il consiglio è di leggere il libro e poi tornare al post, al limite, anche se cercherò di non svelare troppo da qui in poi. 


 Presi dalla foga del ruolo che si interpreta la parte sottomessa potrebbe volontariamente o meno mettere in atto una serie di comportamenti atti a suscitare rabbia nella controparte. Per ottenere più umiliazione, sottomissione, per provare paura. Una risposta più animale che ragionata. Non sto parlando di quelle piccole disobbedienze che a volte si attuano per ottenere la punizione, ma di un vero sconvolgimento che potrebbe far perdere il controllo.

Di solito si tratta di un "tradimento", non necessariamente fisico. Si tratta pur sempre di un patto tra le parti in cui i contraenti si prendono la responsabilità reciproca di percorrere una ricerca attraverso i sensi per un piacere più completo, con uno spettro più vasto rispetto alla posizione del missionario.

Bisogna tenere conto che potrebbero venire coinvolti anche i sentimenti, le sensazioni. Il Master più gelido mette in gioco la propria interiorità, quello che prova e quello che suscita. Per cui rompere un patto è sempre doloroso, e non è detto che sia necessariamente esplicito o scritto.

Entriamo nel campo dell' indole, della persona e cosa ci si aspetta da un rapporto, dalla frequenza con cui ci si incontra.

Elemento da me mai preso in considerazione è il fatto che non si rimane gli stessi nel tempo, le aspettative cambiano, si evolve; anche la relazione, nel bene e nel male, bisogna tenerne conto. 
Essendo un campo inesplorato e con poche reali testimonianze la sperimentazione nei primi rapporti è fondamentale, a volte mancano le basi conoscitive necessarie per affrontare alcune situazioni, come azioni non prese in considerazione che posso destabilizzare ogni Dominante. Si possono trovare automatismi di cui non si era a conoscenza, di comportamenti che solo con il senno di poi potrebbero venire alla luce, se accade ovviamente.

In questi momenti è fondamentale per la o lo slave aver scelto la persona giusta. NON STO GIUSTIFICANDO NESSUNA RISPOSTA VIOLENTA O DANNOSA PER LA PARTE SOTTOMESSA, BISOGNA MANTENERE SEMPRE L' EQUILIBRIO DI UNA PERSONA CIVILE.

Ho provato dolore, ma a differenza del personaggio letterario non ho perso il controllo (il link riporta alla mia personale esperienza) e sono andato avanti, per chi avesse voglia di saperne di più è stata poi la stessa donna ad essersi resa conto a posteriori di aver cercato il mio dolore, non in maniera consapevole ovviamente. Ammetterlo è stato un modo per scusarsi e l' ha aiutata a capirsi. 

Si affrontano realtà diverse con spirito diverso, spero di essere stato chiaro.

L' etichetta " Oriente " prende in esame libri, film e cartoni animati appunto dei suddetti Paesi. 

4 commenti:

  1. Leggerò il libro e ritornerò sul post. Interessante tematica, molto.

    Grazie per la condivisione.

    alpha

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  2. Grazie a te per l'attenzione.
    Spero che la lettura sia interessante e come è accaduto personalmente ti offra spunti interessanti.

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  3. Anonimo07:25

    la natura umana e le esperienze ti portano a formare la tua indole anche se io penso che è l'istinto di ognuno di noi che regola la vita e le scelte ed è la stessa indole che ti fa tornare indietro su scelte o ti spinge a continuare...vale la pena come dici tu che alla base ognuno di noi deve rispettare capire e mettersi nei panni degli altri...io per esempio sono attratta dalla filosofia bondage e slave ma fino il mio limite è non essere legata fare tutto per scelta ma con mani libere e gambe libere...tutte le letture che proponi sono interessantissime e molto intelligenti baci baci baci

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  4. Grazie dei complimenti. Ci sono aspetti della nostra natura che non conosciamo a meno che non veniamo posti in situazioni particolari, solitamente di grande stress o sommovimento emotivo, che possono portare a scelte inaspettate. Bisogna tenerne conto. In fondo il post dice questo.

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