sabato, maggio 7

Corde, Dominazione, Danza.

ballerina bdsm

 Arrivi ad una certà età e comprendi che la vita non è una serie di linee rette, curve, spezzate o intrecciate, perché non ci sono strade e percorsi segnati o meno, semplicemente è il panorama che cambia. Che restiate fermi tanto da essere il centro del vostro universo o che vi muoviate non avete nessun controllo su quello che esternamente muta tutto attorno a voi. 

Quello che potete fare e notare gli esseri viventi che vi circondano, decodificarli attraverso la vostra esperienza e che lo vogliate o meno crearvi dei preconcetti e delle aspettative. Manichini immobili, fermi e nudi al vostro giudizio, ma se volete che inizino a muoversi dovete spogliarli man mano di tutto quel carico di esperienza di cui li avete gravati.

Ed ecco perché i bambini in genere vedono tutto più movimentato e colorato, non c'è solo una variante di scenario, ma le persone che incontrano interagiscono più liberamente e sorprendentemente, non hanno schemi a cui essere legate.

Tra tutto quel mare di manichini uno mi colpisce in maniera particolare, un manichino da donna. Quello che la regge è una corda attaccata al cuore, troppo spessa perché possa liberarsene e troppo in alto perché poggi i piedi a terra con serenità. In tensione costante. 


Le solite domande di rito, da dove vieni? Quanti anni? Cosa fai nella vita?

La cosa strana in tutto questo è che inizialmente l'essere umano invece di spostarsi fluidamente si  irrigidisce, dai manichini snodabili da modello per gli artisti, agli esemplari in vimini del XV secolo, più delicati e fermi. Perché il preconcetto è superficiale di natura, non approfondisce, e tutto quello che tocca prende le sue caratteristiche. 

Cercando di andare oltre mi dice che è legata ad un uomo, un Master, che sembra l'abbia lasciata così, in attesa, ma che non tornerà. 

"Mi sveglio in questa posizione ogni mattina e la sera poi mi ritrovo così, sperando che il giorno dopo torni". Mi dice quasi con candore. "La cosa che mi fa più male non è la posizione, a quella ci sono abituata, qualche crampo certo, soprattutto al cuore quando non si fa sentire, ma la cosa peggiore e sapere che non lo vedrò più manovrare la corda, se ne è andato." 

Quello che posso fare è offrirmi di salire in cima e sciogliere i nodi, essere per un momento il suo Master; finalmente liberarla. Scuote la testa con decisione e gentilezza. Un no inequivocabile e grosso come una casa. 

"Non riesco a liberarmi di un suo piccolo gioiello dato in regalo, stupido non è vero?", rispondo che chiede alla persona sbagliata, di un mio antico amore temevo di liberarmi di un porta-sapone perché ricordo di un acquisto natalizio, niente è  sciocco in amore. 

La discussione continua, nei giorni che fluiscono lenti. Tutto intorno cambia e siamo noi a restare immobili. Mi rannicchio sulle gambe e lei mi porge la mano. Non voglio generare equivoci, come io la vedo, lei mi osserva, nella speranza di penetrare a fondo e smettere di essere mere raffigurazioni, ma umani. 

La corda subisce degli strattoni, cerco di guardare in alto e chiedo chi muove la corda. "Quello è il mio maestro, mi ha detto che mi insegnarà a fare la Mistress". Altri strattoni, poi altri, un sussulto e poi una lacrima. Gli chiedo perché sta scendendo una lacrima, lei mi risponde "ho pianto sai, dopo ho pianto".

Le dico di lasciar perdere, che quella persona non fa per lei, non per mero calcolo, ma perché mi piace, e tanto. 

Nella sua posizione ci vuole una grossa forza per andare avanti, rischia di cadere e resta in piedi sulle punte. Propositiva, gestisce una sua attività, studia e vorrebbe diventare una maestra. Piano piano il suo incarnato da pallido diviene sempre più roseo, inizio ad intravedere le vene che dalle braccia arrivano al dorso delle mani, finalmente riesce a sorridermi, mentre mi tiene sempre la mano. "Tu mi lascerai?", le dico che ci sarò finché vorrà, ce sono pronto a metterla piano a terra quando quel nodo si scioglierà. 

I desideri più nascosti, gli angoli più bui, vengono fuori, non conta più cosa ci circonda, il legno diventa carne e vedo sollevarsi il petto in un respiro.

Diventa abituale salutarsi e confrontarsi, rido delle sue battute, lei alle mie. Il solito balletto delle conoscenze, con o senza i veli degli abiti mi piace, inizia a scaldarsi un fuoco dentro. Mi chiede consigli e mi mostro disponibile. Mi dice di suoi recenti incontri maschili non proprio edificanti, le rispondo, aperto come un bar sull'autostrada di notte. Una piccola sosta di ristoro e via che riparte. Fino alla domanda:

"Vorrei essere la tua little, tu il mio Daddy?", questa volta sono io a piegare in su gli angoli della bocca, "ma certo bambina, e da quando ti stringo la mano che desidero coccolarti".

Dobbiamo vederci, ma comunque vada, sarà un successo. Grazie a chi legge e a lei. Fino qui.

Musica: Carousel di Evgeny Grinko


Nessun commento:

Posta un commento

Siete pregati di non scadere mai nel turpiloquio, andare contro le leggi vigenti in Italia e usare questa mail per eventuali contatti: silvestrogatto@live.com

Nella versione WEB sono presenti altre possibilità di contattarmi.
Ricordate che state sempre parlando con esseri umani, anche se dietro la tastiera.