martedì, dicembre 8

separazione e dinamiche di coppia

Mi sono dimenticato d'inserire l' introduzione a questo articolo, succede, rimediamo.


Diciamo subito che tale articolo e tratto dal sito "Abbatto i muri" riguardo alla diatriba sull' alienazione parentale, anche se il discorso generale ben si adatta a tutte le rotture nei rapporti umani.

Offre uno spaccato di quello che succede quando un gruppo si disgrega, rendendo più consapevoli e perciò in grado di evitare se si è coscenti e volenterosi nel farlo che si creino dei "gruppi di supporto" e colpevolizzare l' altro o altra.

Esistono dei casi lampanti in cui evidentemente persino la ricerca di alleanze per addossare le colpe non sono necessarie, sono comunque una minoranza, nella maggior parte dei casi si tratta di capire quanto le azioni di ognuno influiscano alla rottura.

Buona lettura.



Se dovessi dare una definizione a queste dinamiche(di rottura N.d.C.A.), direi che si tratta di ‘problemi nella gestione delle dinamiche di gruppo’.

 Sicuramente, ci sarà chi, leggendo questa mia definizione, la troverà semplicistica e riduttiva e non dà propriamente l’idea di essere un grave problema. Invece, a mio avviso, lo è.

Un gruppo è un insieme di persone che interagiscono fra loro, che perseguono un interesse in comune, comunicanti fra loro, che lavorano per raggiungere un determinato obiettivo comune (rivolto, spesso, contro altri gruppi). Il gruppo, per essere considerato tale, deve avere un numero minimo di membri: la diade.

La diade è un gruppo formato da due persone: due amici, due amiche, un’amica e un amico, un compagno e una compagna, una moglie e un marito, un genitore e i figli
I gruppi sono un’ entità particolare che va oltre la somma singola dei membri che ne fanno parte. Far parte di un gruppo significa avere un linguaggio comunicativo comune, condiviso e specifico. Il gruppo è un’alleanza, un creare esclusività nel modo di relazionarsi, è complicità.

Gestire un gruppo e/o farne parte richiede capacità, competenze e risorse non da poco.
Quando il gruppo si disintegra, spesso i membri che ne facevano parte, non si lasciano in maniera ottimale. Questa separazione crea una sensazione di tradimento e subito, spesso inconsapevolmente, si cercano nuovi alleati con cui creare un altro gruppo e un sostegno, per vedere nell’altra o altro un nemico, colui/o colei che ha torto, nel cercare la colpa per la disintegrazione del gruppo.

Questa è una delle dinamiche, sempre presenti, nel momento in cui un gruppo si disgrega. Ripeto: sempre.
 Ci sono situazioni in cui questa dinamica viene affrontata in maniera ottimale: in un primo momento si cerca in uno dei membri il capro espiatorio, il/la colpevole, ma poi si comprende che ogni membro ha i suoi torti e si arriva a capire che il gruppo è un’entità in cui ognuno cerca, il più possibile, di mantenerne l’equilibrio.
Ci sono situazioni (la maggior parte) in cui questa dinamica viene affrontata in maniera non ottimale: si continua, per un medio/lungo periodo, a cercare un capro espiatorio, il motivo principale che ha portato alla disintegrazione del gruppo.

In una continua ricerca di alleati che avvalori le proprie accuse.

Si arriva tardi, a volte non si arriva mai, a comprendere che il gruppo non è uguale alla somma delle singole parti (in questo caso persone) e proprio per questo, il motivo della disgregazione non può venire solo da un membro (nel caso fosse così, il gruppo stesso attuerebbe delle strategie per cercare di preservarsi: attraverso la censura dell’opinione del membro singolo fino ad arrivare alla sua esclusione dal gruppo, il tutto cercando di limitare al minimo le perturbazioni all’interno del gruppo).

La diade è sicuramente un gruppo particolare: composto da due persone e spesso creato attraverso una relazione affettiva. In questa situazione, entrambi i membri sono alleati di sé stessi e dell’altro o altra. Se uno dei membri decide di uscire dal gruppo, il gruppo non esiste più. Il cercare di mantenere un’omeostasi interna a questo tipo di gruppo, è molto difficile. I due membri, spesso, devono ridefinire il fine comune e non è raro il confronto –più o meno acceso-.

Quando la diade si disgrega, entrambi i membri sono portati a cercare alleati per far valere la propria posizione. È un’azione quasi meccanica e quasi mai consapevole. Si pensa di essere nel giusto e non ci sono altri membri, interni all’ex gruppo, che possano confermarlo.

A volte, il voler far valere la propria posizione ha un picco iniziale ma poi decresce fino all’indifferenza reciproca. A volte, il voler far valere il proprio punto di vista ha un picco che resta tale per lungo tempo o per un’intera vita, fino a che non si arriva a definire la separazione e l’allontanamento in maniera legale (es: in caso di matrimoni, convivenze).

Alla luce di quanto appena esposto si può dedurre il motivo per il quale, in caso di disgregazione della diade (+ figli = triade),entrambi i membri tenderanno a volere con sé il/la figli.

2 commenti:

  1. non ti offendere. mi pare parecchio limitato. ecco.

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  2. @Mastro De Sade: ho tolto la parte dell'autrice del post che parla di alienazione parentale. Per poi presentare questa traduzione. Quello che resta, un tre quarti dell' articolo lo considero comunque interessante.

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