lunedì, maggio 31

Pinocchia






Pinocchio è una fiaba nera. Punto. Non è farina del mio sacco, ma di una trasmissione della Rai di almeno una decina di anni fa in cui De Carlo o Baricco, non ricordo, svisceravano la fiaba del burattino di legno più famoso, e non dico "privare delle viscere" a caso. 

Pinocchio ha i piedi bruciati, uccide un essere saggio e senziente come il grillo, ha problemi con la legge, viene bullizzato a scuola, diviene un asino e viene truffato. Si ammala ed è costretto al lavoro minorile e alla prigionia da Mangiafuoco. Quasi tutto in questo ordine, con la frustrazione infine di non essere un bambino "in carne e ossa". 

La particolarità dell'eroe della fiaba è che costantemente si percepisce che c'è qualcosa di differente, in fondo è fatto di legno. 

L'ho incontrato casualmente nella realtà o per meglio dire incontrata, dato che è Pinocchia. 

Una ragazza sulla ventina amante dei libri, la cui prima cosa che ha tenuto a dirmi è che lei non è come le altre, qualcosa di sé è fatto di ciliegio. Esternamente è di morbida e profumata pelle con un corpo desiderabile su cui volentieri consumerei la lingua, qualcosa però è dissonante, e prima o poi sbatti sul ruvido legno. 

Come nella fiaba ho capito che la sua attuale situazione non è data solo dalle sue esperienze, ma è fuori dagli schemi dai nastri di partenza, nella corsa della vita a volte non vede il percorso come la maggioranza delle persone. Ambidestra e capace di scrivere a specchio in maniera naturale cerca di rientrare nei ranghi e lo dimostra dicendo di aver "corretto" alcune sue peculiarità, ed è come sentir dire dal personaggio di Collodi che ha fatto un passo avanti per diventare un bambino vero. 

E' interessante parlare con lei, perché è acuta.

E' sessualmente vorace con le donne e conosce molto poco gli uomini, anche se ne è attratta. 

Capisco che per trovarla così fortemente seduttiva oltre che per il suo corpo così niveo e bello devi amare le sciarade, unire due parole apparentemente senza collegamento per crearne una terza di senso compiuto. 

Vorrei poterne dire di più e meglio, ma rischierei di renderla più riconoscibile e sono in piena decodificazione. 

Ho passato tre stadi per ora, inizialmente come accade con le cose inaspettate e fuori dai miei incontri canonici ho fatto un passo indietro, la prima reazione all'ignoto è la propria tutela, è umano. 

Poi è subentrata la curiosità e mi sono avvicinato, ne ho scorto le tenerezze e le bellezze. Ho pensato erroneamente ad una sfida. Riuscire a superare quegli ostacoli per arrivare al centro del piacere, godere e farla godere. Non ho l'abitudine di rendere le persone oggetti, ho pensato che non è una siepe della corsa ad ostacoli, è una ragazza e potrei ferirla in modi che non so o non capisco, per cui ho ripreso ad osservare avvicinandomi, piano piano. 

La terza fase è di comprensione e conoscenza. Immaginate di passeggiare tra gli orologi flosci di Dalì.



L'orizzonte, il mare, la terra, un accenno di vita vegetale, la gravità e la prospettiva, sono le cose al loro posto, il resto va solo interpretato nella maniera giusta, basta trovare la chiave. L'esploratore attento che prende nota di cosa vede intorno, un po' Marco Polo, un po' linguista orientale alla Luigi Santa Maria.

Temo tanto una cosa, di deluderla. Vedremo più avanti, per ora avanzo guardandomi intorno.

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L'immagine iniziale è la copertina del fumetto "Pinocchia" di Leroi e Gibrat, edito anche in Italia.

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