Valentina ha espressamente chiesto di rendere pubblica la sua storia, come testimonianza positiva delle difficoltà di chi non si sente di appartenere al sesso biologico, ho trovato la sua testimonianza così toccante e così bella che posso dire di essere onorato che mi abbia scelto come veicolo per rendere pubblica la sua storia.
Non ho molto altro da dire.
Ciao Cavalier Amaranto,
Non ho molto altro da dire.
Ciao Cavalier Amaranto,
mi chiamo Valentina o meglio vorrei chiamarmici presto, i
miei genitori mi hanno chiamato Pietro.
Ho scelto Valentina perché ho sempre amato i fumetti che mio
zio teneva in una mensola chiusa a chiave in camera sua, ed ho iniziato presto
a sognare di essere così sinuosa, magari solo con un collo di pelliccia
addosso, magnetica, femminile.
Ho capito presto di essere diversa, ero molto piccola,
attorno ai sette anni preferivo stare con le altre bambine, volevo essere
femminile, assumevo comportamenti scimmiottando le altre perché le sentivo più
vicine; amavo il rosa perché avevo capito che era il colore femminile, giocavo
con i fornelli perché vedevo mia madre cucinare.
I miei genitori non si sono accorti di nulla, non hanno sospettato, perché a differenza di quello che si crede non è
un cammino lineare, non desti sospetti quando ti piace giocare con le tue
amichette alla famiglia ed accudisci un bambolotto a casa loro e
contemporaneamente corri come una scatenata dietro ad una palla nel campo dell’ oratorio.
La mia festa preferita era ed è il Carnevale, in particolar
modo le maschere più classiche, Arlecchino e Pulcinella possono anche essere
considerati sicuramente più multisex di altri travestimenti. Quando ho scoperto Pierrot, con quella lacrima
così dolce e così triste ero raggiante tra dolci e
coriandoli.
Sono cresciuta ed appena entrata nell’ adolescenza ho
iniziato a chiudermi in me, non solo perché ormai avevo capito che il sesso che
sentivo non era quello che mi apparteneva, odiavo i peli che iniziavano ad
inspessirsi sotto il labbro, ma perché da sempre avevo fantasie di sottomissione.
Ero la principessa incatenata dal bruto, fustigata e
sculacciata con forza, certe idee mi facevano eccitare e mi inquietavano, mi
sentivo due volte diversa, subnormale.
Periodo già difficile, nel mio caso è stata
insopportabile, non solo odi quello che sei, quello che stai diventando, in cui
non ti riconosci, ma pensi di essere malata, matta.
Ho iniziato con piccoli episodi di autolesionismo, piccoli
tagli sulla parte esterna del braccio, quella interna mi appariva troppo
delicata e femminile per poterla deturpare (lo ammetto un paio di volte ho
pensato al suicidio) fino a che non sono sbottata a piangere tra le braccia di
mia madre che mi ha ripresa perché ormai a parte la scuola ero diventata una
reclusa.
Ricordo ancora le lacrime e il muco che bagnavano il collo
di mia madre mentre mi carezzava la testa e mi chiedeva cosa avessi, pensava ad
una crisi adolescenziale o alle canne, ma mai si sarebbe aspettata questa rivelazione.
Non è stato facile, mio padre non mi ha ancora interamente
accettata, penso a volte che avrebbe capito meglio se fossi gay e non vivessi
una disfunzione gender, ci prova, si sforza, e non mi ha vietato di fare le mie
scelte. Alcuni dei famigliari non mi invitano più alle feste comandate o
evitano di esserci, così come alcuni amici, ma io sono felice.
Non ho detto tutto, quella parte di me è rimasta
nascosta, però mi sono documentata, e sono arrivata a leggere anche il tuo
blog.
Ti leggo, mi dispiace che tu abbia sofferto, però spero ti
rincuori la mia testimonianza e aiuti chi come me vive una vita non facile.
Con affetto
Valentina.
Io mi sento onorata a leggere queste testimonianze di vita, sono così reali che finisci per immedesimarsi. La scoperta, la paura, la consapevolezza e la voglia di accettarsi traspare in ogni singola parola.
RispondiEliminaLibera da ogni costrizione sociale io mi dichiaro a favore dei "diversi" perché hanno qualcosa in più.
Come detto anche io l' ho trovata bellissima ^_^
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